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Walter Bonatti non c´è più. L´alpinista che più di ogni altro mi ha fatto sognare con le sue scalate solitarie e i suoi viaggi da esploratore di luoghi selvaggi è ora nella memoria delle pareti e delle montagne che ha scalato.
Bonatti è stato un esempio di determinazione e volontà apinistica per generazioni di alpinisti, importando sulle Alpi Occidentali le tecniche di scalata estrema sviluppate sulle Dolomiti. Le sue scalate sono entrate nella storia dell´alpinismo, come la scalata solitaria lungo una via nuova sul pilastro sud-ovest del Petit Dru, sul quale rimase impegnato da solo per sei giorni in una rocambolesca arrampicata; l’invernale sulla parete nord delle Grandes Jorasses; la drammatica salita del Pilone Centrale del Freney; la prima invernale sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo e della Cima Ovest; la prima salita invernale solitaria della parete nord del Cervino lungo un nuovo itinerario; la prima salita del Gasherbrum IV con Carlo Mauri; la salita al K2 al cui successo ha datoun contributo essenziale venendo ripagato con ingiuste accuse che alla fine si sono rivelate calunnie dei più blasonati conquistatori della vetta... fino al 2004 quando il Club Alpino Italiano, a seguito dei risultati della propria Commissione d’Inchiesta, riconobbe ufficialmente la versione di Bonatti come l’unica vera e attendibile relativamente alla vicenda del K2.
Bonatti è stato il simbolo dell´alpinismo estremo degli anni ´50 e ´60 e di un´Italia piena di entusiasmo e speranza per il futuro, pronta a rinascere dopo la guerra, che vedeva nell’alpinismo un´occasione per sognare un futuro migliore. Un´Italia che non c´è più, come lo scalatore che con le sue imprese e il suo sorriso l´ha aiutata a crescere.
Addio Walter
R. Ciri
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